No TTIP: anche ENPA si mobilita

Stop TTIP: sfondata quota 3 milioni ma la petizione prosegue.

Più di tre milioni di cittadini europei, 3.280.316, hanno sottoscritto la petizione Stop TTIP (acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership) per dire no al trattato di libero scambio tra USA e UE e al più grande mercato comune del mondo con ben 800 milioni di cittadini-consumatori.
Mercoledì 7 ottobre il comitato Stop TTIP ha consegnato simbolicamente le firme alla Commissione Europea – foto sotto a sinistra – dando voce in tal modo ai numerosissimi cittadini contrari all’approvazione di una “partnership commerciale” NS-stop_ttippericolosa non per il nostro sistema di garanzie sociale ma anche per gli animali. In nome dell’equivalenza normativa tra le due sponde dell’Atlantico, l’Europa rischia infatti di dire addio a molte delle conquiste di civiltà ottenute in questi anni grazie alla mobilitazione degli europei. Dai test cosmetici alla clonazione animale, dalla somministrazione massiccia di additivi chimici negli allevamenti fino al ritorno degli OGM, il TTIP rischia di fare tabula rasa del garantismo europeo in nome di un mercato, onnipotente e senza freni. E forse è proprio per questo che le trattative sul tratto vengono condotte nella più assoluta segretezza, senza sia dato alcun potere di controllo democratico ai cittadini.
Qui di seguito un approfondimento a cura di Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell’Ente Nazionale Protezione Animali:
No ad un mercato senza regole che minaccia persone, animali e ambiente.
Il Partenariato Transatlantico di Libero Scambio, noto anche con l’acronimo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo commerciale tra USA e UE, tuttora in discussione, che, una volta in vigore, darà vita alla zona di libero scambio più grande del mondo con un “mercato” di oltre 800 milioni di persone.
Perché il progetto vada in porto è necessario eliminare non soltanto i dazi doganali ma anche – e soprattutto – le barriere non tariffarie attualmente esistenti tra Stati Uniti ed Europa. Dalla sanità all’alimentazione, dal commercio al benessere animale, si tratta di un complesso di norme che disciplinano un vastissimo ambito di materie e che molto spesso danno vita ad un profondo dislivello tra le due sponde dell’Atlantico. Questo perché il più delle volte le leggi europee sono più severe e rigorose di quelle americane, nell’ottica di più ampia tutela delle persone, anche nelle loro vesti di consumatori.petiziione ttip-fb-21371
Insomma, il TTIP cambierà per sempre le nostre vite. E lo farà in peggio dal momento che fondi d’investimento, speculatori e grandi gruppi industriali potranno aggirare le più rigide leggi europee in nome del principio di equivalenza delle normative tra Europa e Stati Uniti, indebolendo così il regime di protezione di cui godono i cittadini Oltreatlantico. E in caso di controversie giudiziarie tra multinazionali e Stati membri dell’UE, potrebbe subentrare un organismo giudiziario diverso da quello statale e di dubbia imparzialità, con un forte squilibrio a favore delle prime.
Tra le vittime principali del TTIP vi sarebbero, oltre ai cittadini, gli animali. Di questo aspetto, purtroppo, non si parla, in una trattativa che è già largamente sottratta alla conoscenza dei cittadini. L’Europa, anche grazie alla mobilitazione dell’opinione pubblica, si è data da tempo un buon sistema di regole sulla protezione degli animali, anche se vogliamo renderlo ancor più forte e completo. In nome del già citato principio di equivalenza normativa, questo sistema rischia di essere travolto o assai indebolito dalla nascita dell’area di scambio comune dal momento che le misure di tutela verrebbero considerate ostacoli ed impedimenti alle attività commerciali.
Ecco in sintesi le principali divergenze normative tra le due sponde dell’Atlantico in materia di animali:
1) L’UE ha inserito il principio del benessere animale nei Trattati costitutivi come quello di Lisbona entrato in vigore nel 2009. Gli USA non possiedono nessuna analoga misura.
2) L’UE ha varato direttive e regolamenti per tutte le fasi di vita degli animali di allevamento, dalle condizioni in cui sono tenuti, all’alimentazione, al trasporto, alla macellazione. Negli USA non esistono leggi federali sul benessere degli animali negli allevamenti, fatta eccezione per la macellazione, ed i singoli stati si regolano – quando si regolano – da sé.
3) L’UE non permette la clonazione degli animali per il consumo umano, a causa delle sofferenze che essa comporta nelle madri che subiscono gli impianti e nei piccoli, soprattutto nelle prime fasi di vita. Negli USA tale pratica è libera.
4) Nella UE è vietata la somministrazione di ormoni negli animali di allevamento a fini di accrescimento e ristretto il ricorso ad antibiotici. Negli USA il loro uso è permesso ed ampio.
5) L’UE regola strettamente la presenza di OGM (la loro coltivazione è vietata in Italia) nell’alimentazione di umani e non umani. Gli USA li ammettono in tutti i settori.
6) L’UE nel 2013 ha vietato la sperimentazione a fini di cosmesi e l’importazione di prodotti cosmetici testati sugli animali. Negli USA non esiste nessuna analoga misura.
7) Nel 2014 l’Italia ha messo al bando gli allevamenti di animali per la sperimentazione: ciò significa che sul nostro territorio non avremo più strutture quali Greenhill. Sulla base delle norme USA, se si realizzasse il TTIP, questa normativa potrebbe essere considerata un ostacolo al libero scambio commerciale e un danno per le multinazionali.
8) L’UE ha progressivamente regolato e ristretto l’uso dei pesticidi in agricoltura, anche per il loro impatto ambientale e le devastanti conseguenze sulla biodiversità. Il modello USA è quello dell’agricoltura industriale, fortemente chimizzata.
9) L’UE si è data, nel tempo, un buon sistema di tutele ambientali per il bene di tutti – umani e non umani -; tutele che non trovano davvero corrispondenza negli USA e che dunque rischiano di essere cancellate o ridotte.
10) Uno dei capisaldi dell’UE è rappresentato dal principio di precauzione, vale a dire lo strumento di rinuncia all’assunzione di decisioni che possano comportare rischi per la salute – umana e non umana – e dell’ambiente, e non solo. Negli USA vige il principio dell’onere della prova, cioè la necessità che sia dimostrata la pericolosità di un prodotto prima che esso possa subire restrizioni al commercio o essere addirittura ritirato.
Nella seduta plenaria del Parlamento Europeo del luglio scorso, anche grazie alla grande mobilitazione di movimenti e associazioni e all’opposizione di alcuni gruppi politici, sono state approvate alcune raccomandazioni per la Commissione Europea, che gestisce la trattativa con gli Stati Uniti: ad esempio si è sancito che il trattato dovrà garantire le tutele più alte per la salute nonché per il benessere degli animali e per l’ambiente. Ma si tratta, purtroppo, di raccomandazioni, non vincolanti. La trattativa prosegue. E continua la campagna per fermare il TTIP: è importante la firma di tutti noi alla petizione Stop TTIP
Tre milioni di europei hanno già detto no al trattato, fallo anche tu.

Dal 10 al 17 ottobre l’Enpa aderisce alle giornate italiane di mobilitazione contro il TTIP: il processo negoziale è entrato nelle battute finali, per fermarlo serve l’impegno di tutti noi.