Ha vinto la legalità, hanno vinto gli animali!

Pochi cacciano, tutti pagano!

In previsione del Consiglio Regionale a Milano di martedì 2 ottobre, che ha discusso due progetti in tema di deroghe alla caccia e cattura di richiami vivi, si è svolta lunedì 1 ottobre una Conferenza Stampa dal titolo “Caccia alle specie protette e cattura richiami vivi: ve la faranno pagare!”

Alla conferenza (foto a destra), organizzata in collaborazione con M5S Lombardia, sono intervenuti Massimo Vitturi (responsabile area animali selvatici LAV), Giovanni Gottardi (WWF Lombardia), Marzio Marzorati (vice presidente Legambiente Lombardia), Danilo Selvaggi, (direttore generale Lipu), Andrea Rutigliano (LAC) e Marco Bravi (Presidente Consiglio Nazionale ENPA).

Il titolo della conferenza la dice lunga sul rischio che comporterebbe l’approvazione dei due progetti di legge: pesanti sanzioni europee arriverebbero a colpire indistintamente tutti i cittadini, non solo i cacciatori.

Dopo anni di protezione, inoltre, gli uccelli di passo come fringuelli e peppole potrebbero essere abbattuti senza pietà e con le reti tantissimi volatili (merli, tordi e cesene) sarebbero catturati per essere poi usati come richiami vivi, destinati a vivere in  gabbiette minuscole e in pessime condizioni igieniche.

Una vittoria storica! Bocciati richiami vivi e caccia in deroga in Lombardia

Per fortuna, però, le cose sono andate diversamente e il 2 ottobre si è ottenuto il risultato che tutti gli amanti degli animali aspettavano con ansia: con il voto alle due pregiudiziali che hanno dichiarato incostituzionali le proposte di legge n. 24 e n. 25, il Consiglio Regionale della Lombardia ha bocciato il tentativo di riattivare la cattura di richiami vivi e autorizzare la caccia in deroga ai piccoli uccelli protetti come peppole e fringuelli.

Due attività già sconfitte dalla cultura e dal diritto, dichiarano le associazioni CABS, ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF ITALIA, che da ormai sette anni non si praticano più in Lombardia e nel resto d’Italia e sulle quali, non a caso, le autorità comunitarie e nazionali si sono più volte pronunciate in modo rigorosamente negativo.

Ciononostante, un gruppo di consiglieri lombardi, legati alle correnti più retrograde del mondo venatorio, ha tentato l’impossibile, formulando due proposte di legge in totale violazione della normativa nazionale e comunitaria ed esponendo la regione e il Paese al rischio-certezza di pagare i danni, all’erario e all’Europa.

Tuttavia, le argomentate azioni delle nostre associazioni, la pressione legalitaria dello Stato e il buon senso dei consiglieri lombardi hanno infine e per fortuna avuto la meglio, facendo sì che le proposte di legge venissero dichiarate per quello che erano, incostituzionali e illegittime, e dunque bocciate. Un grande successo per la natura e il diritto, per il quale siamo molto felici e particolarmente grati a tutti coloro che hanno attivamente contribuito, a partire dai consiglieri lombardi e dalle decine di migliaia di persone che hanno sostenuto le nostre azioni e petizioni.

Con oggi – concludono CABS, ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF ITALIA – deve chiudersi definitivamente una storia, quella delle deroghe a catturare richiami vivi e cacciare i piccoli uccelli non cacciabili, che non ha più alcun senso di essere, per aprirsi un nuovo cammino di maggiori tutele e maggiore rispetto per la natura.

Di caccia, però, si continua a morire

Nel 2017 è stato un bollettino di guerra: 30 morti e 80 feriti, senza contare i milioni di animali immolati in un’attività che i cacciatori continuano a chiamare sport. Quest’anno la prima vittima è stato un ragazzo di 19 anni, freddato domenica 30 settembre da un cacciatore impegnato in una battuta al cinghiale nei boschi dell’Imperiese.

Per questo la consigliera nazionale Annamaria Procacci, responsabile dell’Ufficio Fauna Selvatica di ENPA, ha chiesto di sospendere immediatamente la stagione venatoria 2018/2019 per motivi di ordine pubblico. «Ormai – dichiara Procacci – è indiscutibile che nel nostro Paese esiste una emergenza sicurezza è che questa emergenza è legata all’esercizio della caccia. La morte del 19enne, alla famiglia del quale esprimiamo la nostra solidarietà, è solo la punta dell’iceberg di una pratica che ogni anno causa milioni di vittime animali e decine di vittime umane, anche tra gli stessi cacciatori. La situazione è ormai fuori controllo».

Infatti, come riferiscono fonti di stampa, nelle stesse ore in cui il ragazzo veniva ucciso a fucilate, qualche centinaio di chilometri più ad est – in Lombardia – i droni e i soccorritori impegnati nelle ricerche di una 12 enne scomparsa nel Bresciano, venivano colpiti dai pallini esplosi cacciatori.

La sospensione della stagione venatoria 2018/2019 non è l’unica richiesta avanzata da ENPA al governo: l’associazione, infatti, sottolinea la necessità di prevedere un piano nazionale di controllo sulle condizioni psico-fisiche dei cacciatori, cioè sulla loro idoneità all’uso delle armi.

La proposta del ministro

È stata accolta con favore da ENPA la proposta del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha invitato le Regioni a vietare la caccia di domenica, cioè nel giorno dedicato alle escursioni e alle gite fuori porta. Oggi i terreni di caccia si stanno riducendo sempre di più mentre i cittadini si stanno finalmente riappropriando del territorio e hanno tutti i sacrosanti diritti di potersi muovere dovunque in sicurezza e in totale serenità.

Leggi anche qui il nostro articolo del 26 settembre 2018.