Tre giorni, sei ovini!

Capre e pecore assolute protagoniste di rocamboleschi recuperi

Parafrasando il celebre film con Harrison Ford “Sei giorni, sette notti”, il titolo dell’articolo la dice lunga sul fatto che, tra domenica 10 e martedì 12 maggio, sei tra capre e pecore siano state ampiamente protagoniste della scena della sezione monzese di ENPA in un periodo in cui i si stanno registrando pochissimi ingressi di cani, sia recuperati sul territorio che ceduti dai proprietari. La struttura di via San Damiano, del resto, costituisce ormai un centro di eccellenza per il ricovero di animali che non siano cani o gatti.

Quando la legge si scontra con la tutela degli animali

Domenica 10 maggio arriva la segnalazione da parte di un cittadino monzese che, mentre fa jogging nella tristemente famosa area della Cascinazza, si accorge della presenza di una capra e di un capretto impigliato tra le radici di una pianta. Un gruppo di volontari, recatosi immediatamente sul posto, liberano il piccolo animale, una femmina nata da poco (ha ancora il cordone ombelicale attaccato) e non senza fatica riescono anche a recuperare mamma capra che si aggira intorno tra i rovi molto allarmata. È chiaro che la sua agitazione è motivata dal fatto di non poter prestare al piccolo le cure materne e di non poterlo allattare.

Al recupero assiste qualcuno che appartiene a quel gruppo di dubbi personaggi dediti a forme di pastorizia illegale nella zona, attività che continua nonostante le tante denunce presentate da ENPA, da cittadini, e dalle forze dell’ordine. Non è il proprietario degli animali ma afferma di conoscerlo.

Al rifugio di Monza mamma e figlia vengono ricoverati in un box accogliente. Il piccolo è debilitato e non ne vuole sapere del latte materno. È solo grazie alla pazienza dei volontari che, nutrito con biberon pieni di latte di capra, si riprende e comincia ad attaccarsi alle mammelle.

Potrebbe sembrare un lieto fine, ma ecco che si presenta in canile il proprietario che, forte, della marca auricolare di mamma capra, reclama gli animali come suoi. ENPA sa perfettamente quale sarà il destino delle due, condannate come tutte le femmine a partorire in continuazione per produrre latte o animali maschi da macellare. Ci si offre anche di acquistare gli animali, ma senza successo.

Per ATS, purtroppo, non ci sono gli estremi per poter trattenere gli animali. Lo smarrimento di ovini al pascolo non è considerato un reato e così, con il cuore straziato e del tutto impotenti, i volontari si vedono costretti a restituire al pastore mamma e piccolina. E resta l’amaro in bocca per una legge che favorisce l’uomo e non gli animali e per le barbare tradizioni della pastorizia che consentono a pseudo pastori comportamenti palesemente ascrivibili a maltrattamento di animali non sanzionati dalla Legge.

Un recupero sotto il diluvio

Lunedì 11 maggio, sotto un diluvio universale, arriva una segnalazione da parte dell’ATS in merito alla presenza, in un campo di via Macallè a Monza, vicino al canale Villoresi, di due grosse capre, una a terra probabilmente in brutte condizioni.

Vista la complessità della situazione, il presidente dell’ENPA monzese Giorgio Riva esce accompagnato da tre volontarie ed effettivamente trova due grandi capre, di razza orobica, detta anche di Val Gerola. Uno è un giovane maschio con corna di tutto rispetto, l’altro maschio è in condizioni precarie sdraiato a terra e incapace di alzarsi.

Le capre sono state nel frattempo ricoverate da una signora amante degli animali (nutre su posto una colonia di gatti) all’interno di un terreno di sua proprietà. La stessa ha già provveduto a chiamare un veterinario per le prime cure. Ma, visto anche il maltempo, ENPA decide di ricoverare subito gli animali presso la struttura di Via San Damiano. Caricati sugli automezzi dell’associazione (per la capra ammalata si è dovuti ricorrere, non senza fatica, all’aiuto di una barella), i due animali, giunti al rifugio di Monza, sono stati messi in isolamento (privi di marche auricolari non risultano controllati per la brucellosi) e sottoposti immediatamente a visita veterinaria specializzata.

In questi giorni hanno cominciato a uscire con i volontari e hanno dimostrato un carattere incredibilmente affettuoso per delle capre. Dopo la opportuna sterilizzazione, andranno a raggiungere la famiglia di capre e pecore del parco canile-gattile di Monza.

Pecore giganti, recupero record!

La terza segnalazione, questa volta di martedì 12 maggio, riguarda una signora che abitava in provincia di Monza e Brianza, morta per Covid-19, lasciando diversi animali: 14 gatti, alcune cocorite e due pecore.

La figlia abita in un’altra regione e gli animali vengono temporaneamente accuditi dall’ex badante, ma occorre velocemente trovare loro una sistemazione. I gatti e le cocorite sono già stati recuperati da altre associazioni locali; per le due pecore si attiva una sinergia tra uno zoofilo del bresciano e la sezione ENPA di Monza.

Il lavoro del maniscalco

Le due pecore, Carmen, la femmina, di razza gigante bergamasca ed Edo, il maschio, sono davvero enormi e visibilmente sovrappeso al punto da non riuscire a muoversi bene. Il presidente Giorgio Riva, insieme alle volontarie Lara ed Elena del settore erbivori, è costretto a una fatica improba per riuscire a caricarle sull’apposito carrello per il trasporto di grandi erbivori dell’ENPA di Monza.

Una volta giunte in rifugio, viene chiamato un maniscalco per dare una sistemata alle unghie e successivamente vengono visitate. È evidente che la loro alimentazione è stata eccessiva forse per eccessivo amore.

Domenica 17 maggio Carmen ed Edo sono partite alla volta di una fattoria didattica del bresciano dove faranno parte di un piccolo gregge e dove saranno sicuramente sottoposte a un rigoroso regime alimentare.

Pubblicato il 22 maggio 2020