Caccia, chiusa la stagione venatoria segnata dagli attacchi alla legge nazionale e dai morti.

Si è chiusa il 31 gennaio la stagione di caccia 2018-2019. Una stagione segnata dai rinnovati e reiterati attacchi alla legge nazionale 157/1992 e, come tristemente accade ogni anno, dalle vittime. Umane e animali. In questi mesi alcuni esponenti di governo, nell’affannosa e parossistica ricerca del consenso elettorale, hanno portato avanti un chiaro disegno politico teso a smantellare la legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica.

L’ultimo tentativo, fortunatamente andato a vuoto, risale al decreto “Semplificazioni” dove Lega prima e Forza Italia poi hanno cercato di un ribaltare la normativa. Dalla caccia in deroga a specie non cacciabili alla cattura degli uccelli da imprigionare e sfruttare come richiami vivi, dalla cancellazione dei pareri dell’ISPRA all’introduzione della figura del cacciatore/selecontrollore, estranea alla legge nazionale ma utilizzata dalle Regioni per consentire alle doppiette di sparare tutto l’anno, nonostante cinque sentenze di incostituzionalità, queste norme – se approvate – avrebbero creato un vero

scenario di Far West venatorio.

Più libertà di uccidere

E non è finita qui perché i cacciatori stanno facendo l’impossibile per poter avere più libertà di sparo a tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, beccaccia e alzavola, fino a creare imbarazzanti invasioni di competenze con il Ministro per gli Affari Europei Paolo Savona che ha “scavalcato” il Ministro dell’Ambiente Costa, contestando in sede Europea i preziosi dati dell’ISPRA, molto sconvenienti per i cacciatori.

Da aggiungere poi i tentativi di aprire alle uccisioni di specie particolarmente protette – lupi e orsi – come fanno chiaramente intendere dichiarazioni del ministro Centinaio e di altri esponenti leghisti, in merito ad avere mano libera su lupi e orsi.

Di caccia si continua a morire

Intanto, mentre la politica perde tempo con queste forzature, il più delle volte destinate a fallire anche per la forte opposizione dell’opinione pubblica, di caccia si continua a morire. Perché, per alcuni il vero problema non è quello di garantire l’incolumità e la sicurezza pubblica dalle doppiette – al 31 dicembre 2019, l’Associazione Vittime della Caccia ha censito 16 morti e 49 feriti – salvando vite umane e animali, ma di concedere una vera deregulation.

Cioè: calendari venatori più lunghi e permissivi, ripristino delle vecchie riserve di caccia a scopo di lucro, coinvolgimento dei cacciatori nella caccia di “controllo”. Il tutto in un’ottica di guerra permanente contro la biodiversità, come testimonia la mancata volontà di vietare gli spari almeno alle specie SPEC a grave rischio di conservazione (pavoncella e tordo sassello, ad esempio).

4/2/2019