Mufloni al Giglio, ENPA: un inutile massacro

Quello che si consumerà al Giglio, isola dell’Arcipelago Toscano, «è un inutile massacro», dice all’agenzia di stampa Dire Andrea Brutti, dell’ufficio Fauna Selvatica ENPA.

Da lunedì 22 novembre le carabine e i fucili dei cacciatori cominceranno a eliminare, uno dopo l’altro, i circa 50 mufloni (pecore selvatiche) “alieni” presenti nell’isola. Alieni non perché di un altro pianeta, ma perché, trasportati dall’uomo in una natura non loro, sono “fuori contesto”.

La rabbia del mondo animalista

Si chiama Life LetsGo Giglio, progetto finanziato con 1,6 milioni di fondi UE, che ha avuto semaforo verde dal Parco dell’Arcipelago Toscano. Con la rabbia del mondo ambientalista, che fa notare quanto sia stridente il paradosso alla base di questa scelta:  «I mufloni sono stati portati al Giglio negli anni ’50 per salvaguardarli e preservare la specie. Sessantacinque anni dopo si sceglie la via del fucile, nonostante vivano ormai in armonia con gli agricoltori: i danni causati negli ultimi 20 anni non superano i 1.200 euro», racconta Brutti. »

Le alternative allo sterminio ci sono

Non solo, attacca Brutti, «nei parchi nazionali interventi di questo genere possono essere fatti solo in presenza di comprovati squilibri ecologici, che a noi non risultano visto che non c’è neppure uno studio recente che testimoni questa teoria. In ogni caso – continua Andrea Brutti – anche se fosse così (e per noi non c’è nessun tipo di urgenza e disequilibrio ecologico) invece di abbatterli si potrebbe tranquillamente mantenere questo gruppo di mufloni, che tra l’altro sono puri, con progetti più innovativi e tecniche più moderne.

Quali? Trovandoci in un’isola, quindi in un ecosistema chiuso, si potrebbe pensare a strade sperimentali come l’immunocontraccezione. In pratica per il controllo di alcune specie selvatiche, come i cinghiali, in altri Paesi vengono usati farmaci per impedirne la riproduzione. Farmaci che possono essere iniettati, oppure distribuiti attraverso mangiatoie specifiche e selettive. In Italia, però, questo farmaco specifico per gli animali non c’è; per importarlo dovrebbero essere coinvolti il Ministero della Salute, dell’Ambiente e le università. Sarebbe quindi un importante progetto sperimentale».

Pubblicato il 23 novembre 2021