Caccia, fermata la legge “ammazza ISPRA” della Lega

Un’ottima notizia per tutti gli amanti della fauna selvatica così commentata il 7 febbraio dalle associazioni ENPA, LAV, Legambiente, LIPU e WWF Italia: «Apprendiamo con soddisfazione che la famigerata PdL “ammazza ISPRA” dell’On. Francesco Bruzzone della Lega sia fallita all’inizio del suo iter parlamentare. L’intenzione di sostituire ISPRA con un fantomatico istituto – prosegue il comunicato delle associazioni – finalizzato non più alla protezione e alla ricerca ambientale, ma alla gestione venatoria della fauna selvatica, è l’ulteriore conferma della enorme pressione politica che sta subendo il più autorevole istituto scientifico pubblico in materia di animali selvatici. Una deriva molto preoccupante per tutti.»

L’iter della Proposta di Legge si è arenato in Commissione Agricoltura, grazie alle migliaia di emendamenti presentati dal M5S e agli oltre 100 presentati da Alleanza Verdi e Sinistra.

Un istituto costantemente sotto tiro

«L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è chiamato dalla normativa nazionale – proseguono le associazioni – a rilasciare i pareri sui calendari venatori, basandosi esclusivamente su dati scientifici obiettivi e nel rispetto della Costituzione e delle Direttive europee. Per questa ragione è costantemente nel mirino dell’ideologia politica filovenatoria, sempre pronta ad assecondare le richieste di caccia selvaggia avanzate da una lobby venatoria e dagli armieri, sempre più arrogante.»

Gravi conseguenze su tutti i fronti

L’abolizione dell’ISPRA avrebbe conseguenze gravissime non solo sulla biodiversità, ma anche sul rispetto delle norme costituzionali ed europee. A causa delle ultime politiche filovenatorie, che si sono tradotte in veri e propri assalti alla legge nazionale 157 del 1992, attraverso decreti ed emendamenti su altri provvedimenti, l’Italia è attualmente oggetto di una procedura d’infrazione. La cancellazione dell’Istituto aggraverebbe ulteriormente la nostra posizione e, in caso di condanna, a pagare sarebbero i cittadini italiani, di tasca propria.

«Il nostro timore – concludono le associazioni nel comunicato – è che il continuo attacco e la delegittimazione di questo Istituto, così come dell’approccio scientifico che fino ad oggi ha rappresentato, lo portino al sacrificio sull’altare delle logiche di scambi elettorali. Per questa ragione chiediamo con forza a tutta la politica che la scienza sia tenuta fuori dal becero mercato delle vacche.»

Pubblicato il 7 febbraio 2025