Buone nuove per il falco pecchiaiolo

Lunedì 14 maggio un bell’esemplare di falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), dopo essere stato trovato per strada a Monza, in Viale Marconi, alquanto stordito, è arrivato al canile di via San Damiano. Da lì è stato subito trasferito presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Vanzago (MI), gestito dal WWF.

Dal CRAS ci hanno poi fatto sapere che, per fortuna, a seguito della batosta subita, non ha riportato alcuna frattura o ferita rilevante, ma solo un occhio livido.

Sottoposto a una terapia specifica, il volatile è in via di guarigione e non appena possibile sarà liberato.

Ad ali spiegate, il falco pecchiaiolo può misurare fino a 130 cm per una lunghezza di poco superiore al mezzo metro, numeri che ne fanno un rapace di medie dimensioni.

Una tradizione dura a morire

Il falco pecchiaiolo trascorre l’inverno a sud del Sahara e arriva in Europa a primavera per nidificare, passando soprattutto dallo stretto di Gibilterra, dalla Sicilia, dallo Stretto di Messina e dalla Turchia. In questo periodo è presente anche nella fascia alpina e prealpina e nord appenninica, anche se nidifica soprattutto nell’Italia peninsulare.

La concentrazione di migliaia di esemplari sullo Stretto di Messina, durante la migrazione primaverile, ha determinato in passato il nascere di una forma di caccia tradizionale al falco pecchiaiolo. E ancora oggi il falco pecchiaiolo è vittima di una continua attività di bracconaggio, nonostante questo tipo di caccia sia fuori legge ormai da oltre 40 anni.

Le foto si riferiscono al falco appena arrivato al canile di Monza a metà maggio.