Tutto ha inizio nel lontano 2006 quando alla sede dell’ENPA Sezione di Monza e Brianza arriva la segnalazione della presenza di numerosi gatti presso una casa privata a Lissone (MB).
Nella polverosa soffitta con il pavimento di cemento grezzo intriso di urina, gelida d’inverno e bollente d’estate, vivevano confinati circa una sessantina di gatti: alcuni nati lì, altri prelevati dalla strada dalla proprietaria della casa, la signora Maria, che lassù li aveva messi, uno dopo l’altro, sottraendoli alla vita di strada in quanto preoccupata che facessero una brutta fine come quella toccata a molti altri randagi della zona a cavallo tra la pericolosissima e trafficatissima Valassina e il parcheggio di un ipermercato.
Nel corso degli anni, grazie all’impegno costante e soprattutto alla grandissima pazienza di alcuni volontari che hanno preso a cuore una situazione davvero difficile, tutti quei mici diffidenti e poco abituati al contatto umano erano stati catturati, curati e sterilizzati.
Ai tempi avevamo fatto il possibile per portare via i pochi gatti domestici e soprattutto i gattini, spesso malaticci e bisognosi di cure, ogni volta cercando di convincere la signora che non era il caso che li tenesse e che sarebbe stato preferibile, almeno per loro, essere dati in adozione per non crescere e diventare selvatici e spaventati come tutti gli altri.
Ma era una dura lotta e benché la signora Maria non gli avesse mai fatto mancare cibo, era impossibile convincerla che le loro condizioni di vita e reclusione in quella prigione malsana rasentavano il maltrattamento.
Il trasferimento in canile
La loro sorte cambia nella primavera del 2012 quando, in seguito a un infarto, le condizioni di salute della signora Maria precipitano irrimediabilmente. Non più in grado neppure di salire le scale per raggiungere l’ultimo piano e per accudire i 24 gatti superstiti, l’ENPA di Monza per diversi mesi organizza una task force di volontari che la sera distribuiscono la pappa e fanno quello che possono per tamponare una situazione igienico-sanitaria ormai assurda e inaccettabile, per il tempo necessario a trovare una soluzione alternativa.
Finché, in collaborazione con il presidio veterinario della ASL, il 2 agosto viene effettuato un intervento congiunto di sequestro, cattura e trasferimento di tutti i mici dopo aver appositamente creato per loro un’oasi protetta, con una parte coperta e riscaldata e una parte esterna, in grado di accoglierli degnamente nell’allora canile di via Buonarroti.
Macchia e Codone, ai tempi selvaticissimi, erano nati e cresciuti in quella squallida soffitta. Inizialmente tutti i 24 gatti erano molto spaventati per il brusco cambiamento ma a poco a poco, grazie alle cure e all’amore dei volontari che se ne occupavano, ma anche al rispetto per il loro carattere e alla comprensione del loro passato, avevano cominciato a interagire e a vivere serenamente, godendosi finalmente anche l’aria aperta e tutto il mondo circostante che prima appariva loro soltanto dall’alto di alcune finestrelle.
Dopo un tempo ragionevole di adattamento, l’oasi era stata aperta permettendo ai gatti di scorrazzare liberi e felici per tutta l’area del vecchio canile e dell’ex macello. In questi tre anni hanno potuto assaporare la libertà, avendo sempre un posto sicuro dove tornare a mangiare e dormire.
La nascita di una straordinaria amicizia
Macchia e Codone da subito si sono distinti in quanto li si poteva vedere sempre insieme in giro, erano inseparabili giorno dopo giorno, anno dopo anno, Natale dopo Natale. E sempre insieme, durante l’ultima estate, avevano cominciato a gironzolare anche al di fuori, spingendosi lungo il canale Villoresi fino alla via Timavo e alla via Ghilini. Più volte la nostra volontaria Giancarla li aveva riportati indietro nell’area di quello che ormai chiamiamo “canile vecchio”.
Durante le loro esplorazioni recentemente avevano socializzato con alcune bravissime persone del condominio di via Timavo 21 che avevano cominciato a dare loro un po’ di pappa ogni qualvolta apparivano, rigorosamente in coppia.
Purtroppo però nel mese di luglio Macchia comincia a dimagrire e in brevissimo tempo le sue condizioni precipitano: sempre più magro e inappetente, viene ricoverato nella nuova struttura del canile per un check-up completo… Gli esami del sangue però non lasciano scampo, Macchia è giunto allo stadio terminale di una gravissima insufficienza renale per la quale non c’è più nulla da fare.
Codone si ritrova sola
Così Codone (che a dispetto del nome era una femmina, mentre Macchia un maschio) si ritrova da sola, per la prima volta senza il suo inseparabile amico. Tristemente, di tanto in tanto continua a vagabondare, ma non è più come prima, gli spostamenti avvengono sempre più di rado e passa la maggior parte del tempo in via Timavo dove a poco a poco si è stabilita definitivamente nel giardino condominiale dove Vissia, Mirella e Fabrizio si sono presi a cuore già da tempo della “strana coppia pelosa”. Le costruiscono una cuccia e le permettono anche di entrare in casa senza problemi.
Sembrava una storia a lieto fine, Codone finalmente aveva riempito il vuoto lasciato dal suo compagno Macchia scegliendo lei una nuova famiglia dove passare il resto della sua vita accudita e amata.
Purtroppo però qualche giorno fa i suoi nuovi amici umani ci segnalano che da una settimana circa non sta bene, mangia poco e niente, ha la tosse e il pelo arruffato. Il prima possibile viene recuperata dalla nostra volontaria Giancarla e portata subito in clinica veterinaria per una visita accurata e gli accertamenti del caso.
Le condizioni appaiono da subito molto preoccupanti, sotto il fitto pelo si sentono solo le ossicina, la micia è fortemente disidratata e debole, viene sottoposta ad esami del sangue ma quel che è peggio è la scoperta di un grave tumore ormai all’ultimo stadio nella faringe, che le impedisce di deglutire, di alimentarsi ed è la causa del suo deperimento e di una avanzata infezione.
Di nuovo insieme, nel paradiso dei gatti
Codone è volata sul ponte dell’arcobaleno sabato 19 dicembre. Al di là del ponte il suo amico Macchia era ad attenderla per passare insieme con lei il Natale che è alle porte, e così tutti quelli che verranno.
A noi volontarie piace pensarli così, proprio come nella foto sul marciapiede (sopra), nuovamente insieme, a noi che ci siamo occupate di loro in questi anni, a noi che abbiamo cercato di ridare loro una dignità, a noi che con tutto l’amore li abbiamo seguiti e accuditi e a noi il cui cuore adesso ha un pezzettino in meno… quel pezzettino che questa adorabile coppietta di vagabondi si è portato via con sé.