Gabbiano muore per colpa di una lenza abbandonata.

Sono i re incontrastati del mare, eppure da diversi anni i gabbiani, diventati ormai dei veri e propri spazzini volanti, sono diventati una presenza fissa anche di specchi d’acqua dolce, e il fiume Lambro non fa eccezione.

Proprio un gabbiano è stato il protagonista di un recupero che purtroppo si è concluso nel peggiore dei modi.gabbiano-testa-ns_0759

Tutto comincia con una segnalazione il 14 novembre alla Polizia Locale: il volatile si trova in via Stucchi, nella periferia est di Monza, proprio a due passi dal nuovo canile. Il presidente dell’ENPA Giorgio Riva si reca immediatamente sul posto e recupera il gabbiano che si trova in pessime condizioni. Un’accurata visita veterinaria, infatti, evidenzia che l’animale, molto debilitato, presenta una frattura all’ala sinistra, ma è soprattutto la lenza da pesca che ha fatto i guai peggiori, attorcigliandosi sul corpo e sul becco e tranciandogli quasi una zampa. Molto probabilmente il povero gabbiano si trovava in quelle condizioni da diverso tempo perché presentava già i sintomi di una grave infezione in corso. Il suo è stato una lungo e dolorosissimo calvario e la veterinaria dell’ENgabbiano-zampa-ns_0758PA, purtroppo, non ha potuto far altro che addormentarlo per sempre.

Non è la prima volta che ENPA si trova a dover stigmatizzare la pessima abitudine dei pescatori di abbandonare dove capita le lenze, ovvero fili di nylon che costituiscono una trappola mortale per gli animali, soprattutto uccelli acquatici, che hanno la sfortuna di trovarseli sulla loro strada.

Nel vano tentativo di liberarsi, infatti, il più delle volte i poveri animali si ritrovano con il filo letteralmente attorcigliato su tutto il corpo e sono così condannati a una lenta e atroce agonia, nel caso non vengano trovati per tempo.

Pubblicato il 24 novembre 2016