ENPA in prima linea nella strage di Sciacca.

Mentre qualcuno non ha niente di meglio da fare che continuare a gettare fango e discredito sull’ENPA, ritenendo evidentemente questi servizi “disinformati” più importanti del disastro che da diverso tempo sta succedendo in Sicilia e che sembra tuttora inspiegabilmente ignorato, ENPA va avanti per la sua strada, come ha sempre fatto.

L’Associazione, infatti, è scesa in campo in prima persona nella drammatica vicenda di Sciacca (AG), – decine di cani randagi morti avvelenati nelle ultime settimane – dando la propria disponibilità immediata a collaborare con il Comune dell’agrigentino per censire, microchippare e sterilizzare i randagi che vivono sul territorio della città siciliana.

È questa la proposta formulata dalla presidente nazionale di ENPA, Carla Rocchi, alla Sindaca di Sciacca, Francesca Valenti, con l’obiettivo di contribuire ad arginare la piaga del randagismo che ha assunto dimensioni devastanti. Quello proposto dall’Ente Nazionale Protezione Animali è un vero piano programmatico che, una volta portato a termine, dovrebbe incidere positivamente anche sul rapporto tra residenti e randagi, al fine di scongiurare nuovi massacri come quello accaduto a metà febbraio.

Inserito nel solco della legislazione nazionale (legge 281/1991) e regionale (legge 15/2000), il piano ENPA prevede il supporto di veterinari liberi professionisti per le sterilizzazioni e le microchippature – alcuni hanno già comunicato a ENPA la loro disponibilità – la degenza post-operatoria degli animali secondo modalità e procedure tali da garantirne il benessere, e la successiva gestione dei cani a norma di legge.

Fin da oggi, l’Associazione, pronta a supportare le istituzioni in ogni fase del piano, mette a disposizione un’ambulanza veterinaria, un furgone con allestimento ad hoc per il trasporto di animali, risorse umane, e attrezzature di vario genere. Naturalmente, i volontari ENPA sono pronti a lavorare insieme con tutte le associazioni intenzionate a partecipare attivamente al progetto.

 «La strage di febbraio – sostiene Carla Rocchi – è un orrore che non deve più ripetersi, né a Sciacca né altrove. Per questo ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità. Noi ci siamo e ribadiamo la massima disponibilità a collaborare con chiunque, istituzioni, autorità o associazioni, sia veramente disposto a risolvere il problema una volta per tutte».

Nelle immagini, alcuni dei cani morti avvelenati a Sciacca, compresa una cagna e il suo cucciolo di poche settimane, e Volontari della sezione ENPA di Carini (PA) operativi sul campo.