Effetti del coronavirus: sospesa la caccia di selezione

Dopo aver visto le prime bozze della lista delle attività consentite in questo periodo di emergenza coronavirus, ENPA aveva subito lanciato una campagna importante su social: no alla caccia definita quale “attività consentita”. La caccia, infatti, veniva inserita tra le attività non vietate, il che significava che, a stagione venatoria chiusa, era autorizzata quella che viene chiamata “caccia di selezione”.

La battaglia intrapresa da ENPA è stata vinta: nella versione definitiva del decreto la caccia è sparita. Anche quella “di selezione”.

Caccia di selezione, scopriamo cos’è

La caccia di selezione interessa alcune specie cacciabili di ungulati (cervi, daini, caprioli, camosci e anche cinghiali), animali accusati di recare danno alle coltivazioni o, nel caso di cinghiali che ultimamente arrivano fino ai centri abitati, di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini.

Questo tipo di caccia si svolge in deroga al calendario venatorio regolato dalla legge 157/92, ha una propria regolamentazione e interessando periodi stabiliti dalle Regioni può essere praticata tutto l’anno, secondo piani di abbattimento che assegnano al cacciatore “selecontrollore” un numero di animali da abbattere secondo il genere e l’età.

Inutile dire che spesso questo numero è così elevato da far pensare, più che a una “selezione”, a un vero e proprio sterminio. Ed è per questo che le associazioni animaliste l’hanno sempre osteggiata, proponendo metodi alternativi e incruenti di contenimento della popolazione di selvatici.

Momento difficile? C’è chi pensa alle volpi!

Anche in questo momento, segnato da una gravissima emergenza sanitaria che vede la Lombardia come la più martoriata del nostro Paese, gli amministratori della Regione hanno trovato tempo e risorse economiche da spendere per tutelare la sanguinaria passione dei cacciatori, venendo, per fortuna, sonoramente tacitati.

Con Decreto presidenziale n. RG 2197/2020, pubblicato il 27 marzo, la terza Sezione del Consiglio di Stato, Presidente Franco Frattini, ha infatti respinto il ricorso della Regione Lombardia e dichiarato la piena validità dell’ordinanza emessa il 10 gennaio scorso, dal TAR Lombardia, al quale si erano rivolti ENPA, LAC e LAV, e che aveva sospeso alcune parti del piano che prevedeva l’uccisione delle volpi sul territorio della provincia di Lodi.

Anche il Consiglio di Stato, oltre al TAR Lombardia, ha quindi riconosciuto le ragioni sollevate dalle associazioni animaliste. A dimostrazione dell’illegittimità del piano provinciale di abbattimento, giudicando addirittura “risibile” l’interpretazione dell’avvocatura regionale che voleva giustificare lo sparo dagli autoveicoli di notte alla “volpe paralizzata dalla luce dei fari di un’auto, che serve proprio per abbagliare l’animale così da ucciderlo aprendo o meno lo sportello dell’auto, e con l’ulteriore gravissimo pericolo di esplodere colpi di arma da fuoco su strade percorribili da auto anche di notte”.

Resta quindi pienamente vigente l’ordinanza del TAR Lombardia, che aveva vietato la partecipazione dei cacciatori ai piani di controllo, salvando così la vita a centinaia di animali.

Pubblicato il 3 aprile 2020