Un wet market focolaio del Covid-19. Ecco perché vanno eliminati

Li chiamano wet markets, mercati umidi. Prendono il loro nome dai liquidi, sangue e acqua, che inondano i pavimenti delle bancarelle dei mercati di Cina, Vietnam e India.  

I filmati girati dall’associazione Animal Equality mostrano come cervi, procioni, coccodrilli, serpenti, pangolini, pipistrelli cani, gatti e altri animali vivono in condizioni igienico-sanitarie allucinanti, stipati uno sull’altro in gabbie anguste a soffrire la fame e la sete prima di essere uccisi con i modi più brutali. È in questi mercati non regolamentati dove si consumano violenze indicibili sugli animali che hanno avuto origine malattie come la SARS e l’influenza H1N1 (influenza suina) ed è proprio in un wet market a Wuhan, in Cina, che gli scienziati ritengono abbia avuto inizio il Covid-19.

Questi mercati, secondo Animal Equality, sono infatti il terreno perfetto per la proliferazione di malattie zoonotiche e costituiscono quindi una reale minaccia per la salute pubblica.

La conferma arriva anche dai Centers for Disease Control and Prevention, importante organismo americano di controllo sulla sanità pubblica, i cui scienziati stimano che più di 6 su 10 malattie infettive conosciute dagli esseri umani siano state diffuse dal contatto con gli animali, e 3 su 4 delle nuove o emergenti malattie infettive provengano dagli animali.

La petizione per far chiudere i mercati umidi

Le immagini fanno rabbrividire sia per la crudeltà con cui vengono tenuti e poi uccisi gli animali, sia per il contesto in cui tutto questo avviene: gabbie sudice, sangue ovunque, animali macellati sul pavimento, totale assenza di qualsiasi elementare norma igienica. Animali scuoiati a mani nude, gettati poi in cassette di plastica poggiate a terra, galline spennate e poi messe in strada per essere vendute. I lavoratori non hanno alcuna protezione e in tante immagini anche i bambini sono costretti a lavorare e uccidere animali.

Per questi motivi Animal Equality ha lanciato un appello alle Nazioni Unite per vietare per sempre i mercati umidi invitando tutti a firmare la petizione. Chi volesse aderire (o visionare il video) può cliccare QUI.

Si muove anche l’ONU

Anche l’ONU chiede un divieto in tutto il mondo dei mercati in cui si vendono animali selvatici. Elizabeth Maruma Mrema, responsabile ad interim della convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità, ha affermato che i Paesi, per evitare future pandemie, dovrebbero vietare i mercati dove si vendono animali, vivi o morti, destinati al consumo umano.

Ricordiamo che nelle scorse settimane la Cina ha emanato un divieto temporaneo ai mercati di fauna selvatica ma non ha ancora reso permanente il bando.

Pubblicato l’8 aprile 2020