Tartarughe, nuova emergenza? Gli ultimi arrivi al rifugio di Monza, tra abbandoni, malformazioni e lesioni.

Diverse specie di tartarughe, sia acquatiche sia di terra, sono arrivate in questo periodo al rifugio di Via San Damiano. E sono in aumento anche le segnalazioni di cheloni abbandonati sul territorio, a conferma che sono ancora tante le persone che non riescono a gestire correttamente questi animali, specie quando crescono come dimensioni, e cercano di disfarsene in ogni modo.

Sopra, radiografia della Pseudemys nelsoni (cooter di Nelson) con l’amo visibile nella bocca; sotto, l’amo dopo l’estrazione; la lesione al carapace dello stesso animale.

La prima ad arrivare al rifugio di Monza è una femmina di Pseudemys nelsoni, una specie di tartaruga d’acqua americana di libera vendita, recuperata con un amo infilato in bocca e il carapace gravemente lesionato (quattro foto sopra). Una volta guarita, la Pseudemys potrà essere affidata a persone esperte nella gestione di questo tipo di animali.

La seconda è un vecchio esemplare di Trachemys scripta elegans con il carapace aperto lateralmente (sotto). Molto probabilmente tutte e due sono state investite e attualmente sono sottoposte a specifiche terapie che comprendono anche antiemorragici.

Sopra, la Trachemys scripta elegans (tartaruga dalle orecchie rosse) con l’evidente frattura laterale del carapace.

L’ultimo in ordine di arrivo è un piccolo esemplare di Testudo hermanni o testuggine comune, completamente malformato, con problemi alle zampe e probabili lesioni interne, vittima di una pessima gestione e di un’alimentazione del tutto sbagliata.

La Testudo hermanni è una delle specie di testuggine autoctona ed è protetta dalla Convenzione di Berna, per cui è vietato il prelievo in natura, e il commercio degli individui in cattività è regolamentato.

Sopra, la Testudo hermanni (testuggine di terra o testuggine di Hermann), vista da davanti, sopra e sotto.

Cosa dice la legge

Le testuggini di origine americana dal nome comune “tartaruga a guance gialle” (Trachemys scripta scripta) e “tartaruga dalle orecchie rosse” (Trachemys scripta elegans) sono considerate specie esotiche invasive per le quali il D.Lgs. 230/2017, all’ art. 26, ha introdotto l’obbligo di denuncia del possesso.

I proprietari avevano l’obbligo di denunciarne il possesso entro il 31 agosto 2019 (D.L. 25 luglio 2018 n.91, G.U. n.17 del 25/7/2018), potendo continuare a detenere gli individui come animali da compagnia, custodendoli in modo che non ne sia possibile la fuga o il rilascio nell’ambiente naturale e impedendone la riproduzione. Ormai scaduti i termini, chiunque possieda una testuggine non denunciata è sanzionabile.

Il mistero dei centri di raccolta

Stando alla legge, chi non voleva più detenere una tartaruga aveva la possibilità di affidarla, entro la stessa data, a strutture pubbliche o private autorizzate (è bene ricordare che rilasciare animali inseriti nella lista di specie invasive è un reato). I centri di raccolta sono previsti dal D.Lgs. 230/2017 e sono finalizzati a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione di specie aliene invasive, impedendone la dispersione nell’ambiente naturale, ma garantendo il loro benessere.

Già, ma dove sono i centri di raccolta nella nostra regione? Alcuni, in genere gestiti da associazioni private, accolgono tartarughe d’acqua di varie specie, ma non le Trachemys, mentre il primo centro regionale di raccolta permanente per testuggini palustri esotiche (Trachemys scripta) è stato inaugurato nel marzo 2021 e si trova nel Parco Ducos di Brescia.

Cosa fare, dunque, se ci si imbatte in una Trachemys? Se non si ha modo di consegnarla a un centro di raccolta, le soluzioni restano solo due: lasciarla libera di continuare ad arrecare danni ambientali, oppure decidere di tenerla, ma con il rischio di sanzioni. Queste sono le assurdità giuridiche, tutte italiane, in fatto di animali. 

Pubblicato il 2 luglio 2021