La parola a Marco Bravi, presidente uscente del Consiglio Nazionale ENPA
« La parola che ho sentito di più in queste ore è stata “grazie”. Dai candidati coinvolti nel progetto, dagli elettori disgustati dalle macchinazioni mediatiche, dai semplici soci con la speranza di un ENPA che sappia scrollarsi di dosso il fango buttatoci addosso da chi è andato in televisione per frustrazioni e rancori personali. E quel “grazie” è un bel segnale, perché la gratitudine è lo spartiacque che distingue le brave persone dai cialtroni.
Siamo stati più forti delle carognate anonime, della maldicenza come metodo di propaganda, del tifo organizzato “all-inclusive voto compreso” certamente costato al “benefattore” cifre con cui si sfamerebbero centinaia di animali l’anno, delle scorrette entrate a gamba tesa televisive che dimostrano ogni volta di più (anche ieri sera – 26/2/2018) la malafede di chi le conduce e il sottile filo di meschina rivalsa che unisce intervistati ed intervistatore.
Difficoltà che avrebbero distrutto chiunque e invece ci hanno reso più forti e determinati. E uniti rimanendo ampiamente, fra il primo e l’ultimo in termini di voti, all’interno del margine statisticamente fisiologico di 2 elettori a candidato.
L’ultimo grazie lo dedico a loro, gli altri 14 gladiatori scesi in questa partita e che hanno vinto contro altre squadre spesso fallose e scorrette. E a quanti ci hanno sostenuto non promesse fatue, ma certezze: cominceremo subito di gran lena, state tranquilli! »