Il 13 maggio, una famiglia che transitava sulla Valassina (SS 36) tra Monza e Lissone ha assistito suo malgrado a un episodio grave e del tutto esecrabile: dal finestrino di una vettura che viaggiava poco più avanti improvvisamente viene lanciato qualcosa. Quel “qualcosa” si muove e quindi mette in allarme la famiglia che, con grande prontezza, si ferma per portare aiuto.
La protagonista di quel lancio sconsiderato e incivile è una tartaruga, una grossa femmina – oltre 3 chili di peso – di Pseudemys nelsoni che, a causa del forte impatto con il suolo, ha subito varie fratture sul piastrone e carapace.
La famiglia, con una sensibilità davvero ammirevole, porta lo sfortunato animale da una veterinaria che le presta le prime cure e contatta Giulia, la volontaria responsabile del settore tartarughe dell’ENPA di Monza e Brianza, per organizzare il ritiro presso il rifugio di Monza.
Battezzata dai volontari “Crack” (ovvero “crepa” in inglese, visto il danno riportato al carapace) viene operata per stabilizzare il piastrone. Ora l’aspetta una lunga riabilitazione, ma sta reagendo molto bene alle cure e questo fa ben sperare.
Originaria del sud degli Stati Uniti, la Pseudemys concinna vive negli habitat umidi e fangosi, come le paludi, i corsi d’acqua con deboli correnti, o stagni ricchi di vegetazione sommersa e piante galleggianti. Passa le ore meno calde della giornata su un sasso, un tronco emerso o sulle rive a crogiolarsi al sole.
Una scelta consapevole
Oltre a condannare severamente questo atto violento e barbaro (tra l’altro reato penale), ENPA ribadisce ancora una volta la propria contrarietà al commercio e alla detenzione di animali esotici. Richiedono condizioni di vita e cure molto specifiche e raramente chi li acquista è consapevole delle loro esigenze né è in grado di garantirle.
Le tartarughe acquatiche, ad esempio, il più delle volte sono vendute giovanissime quando pesano pochi grammi e il commerciante si guarda bene dall’informare che possono arrivare a vivere oltre 20 anni e crescere fino a 35 cm di lunghezza, con il risultato che, se non vengono portate in canile una volta diventate “ingombranti”, vengono abbandonate dove capita.
Pubblicato il 1 giugno 2018