Caccia alla volpe in Lombardia, la risposta di ENPA: l’agricoltura un pretesto, in realtà è un regalo ai cacciatori

«I danni, presunti, all’agricoltura non c’entrano nulla. L’unico motivo per cui la Regione Lombardia vuole uccidere le volpi è quello consentire ai cacciatori di “divertirsi” massacrando gli animali. Infatti, oltre alla possibilità di imbracciare il fucile tutto l’anno, quindi anche al di fuori della stagione venatoria, l’uccisione delle volpi trova la sola giustificazione nell’eliminazione di un “competitor venatorio”.

In altri termini, le doppiette vogliono uccidere le volpi solo perché esse si nutrono di lepri e fagiani, esemplari semi-domestici immessi solo per dare ai cacciatori facili prede cui sparare». Lo dichiara Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di ENPA, commentando la richiesta della Lega di modificare il regolamento regionale sulla tutela della fauna selvatica, autorizzando la caccia alla volpe.

Secondo l’ENPA, la proposta avanzata dal partito di Matteo Salvini è contraria alle ragioni del buonsenso e della scienza. Esiste, infatti, un’ampia letteratura che spiega l’assoluta inutilità di ricorrere agli spari per contenere le popolazioni di animali selvatici, volpi comprese; le quali, tra l’altro, sono tra i principali predatori delle nutrie. Un’altra specie, questa, da tempo finita nel mirino delle doppietta e di certi politici.

«Ai consiglieri della Lega chiediamo di leggere, se non gli studi scientifici, almeno il riassunto delle numerose sentenze con cui il TAR ha bocciato la Regione Lombardia proprio in materia di caccia alla volpe. Peraltro – prosegue Brutti – l’ultimo pronunciamento, che condannava l’amministrazione regionale, quindi tutti i contribuenti, al pagamento delle spese non è neanche troppo lontano nel tempo perché risale a giugno».

Ci sono, poi, le sentenze della Corte Costituzionale (l’ultima la 139 del 2017). La Consulta non ha soltanto dichiarato illegittimo il ricorso ai cacciatori/selecontrollori per le uccisioni selettive – queste figure non sono previste dalla legge nazionale – ma ha ribadito la necessità di applicare i metodi ecologici prima di procedere con eventuali uccisioni di animali.

«Insomma, la Lega, con una politica “a caccia” del consenso venatorio, continua a seguire una strada che favorisce l’illegalità e l’arroganza. Invece – conclude Brutti – ora più che mai, è necessario lavorare nel rispetto delle regole e delle norme».

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