ENPA accoglie con cauto ottimismo la scelta della Cina di escludere dall’elenco degli animali commestibili cani e gatti. D’ora in poi saranno definiti animali domestici, anziché bestiame.
La proposta di legge è stata comunicata dal ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali del governo di Pechino a seguito della diffusione dell’epidemia di coronavirus, la cui trasmissione all’uomo sarebbe collegata al consumo di animali selvatici. Nell’elenco pubblicato dal Ministero c’è una lista di animali che possono essere allevati per carne, pelliccia o per scopi medici. Cani e gatti non sono tra questi. Nel comunicato si specifica inoltre che il termine “bestiame” si riferisce agli animali che “sono stati addomesticati e fatti riprodurre per lungo tempo” al fine di ottenere prodotti come carne, uova e pelliccia oppure per fini medicinali e militari.
Il consumo della carne di cani e gatti non è illegale in Cina, ma rimane estremamente minoritario e suscita crescente opposizione da parte della popolazione e nei giorni scorsi Shenzhen è stata la prima città cinese a metterne al bando il consumo e il commercio.
Carla Rocchi, Presidente nazionale ENPA, ha dichiarato: «Si tratta di una decisione che arriva con anni di ritardo. Ora aspettiamo con urgenza lo stop dei wet market, luogo da dove questa immane tragedia è iniziata».
Pubblicato il 19 aprile 2020