Smontiamo la gabbia: domenica 18 ottobre corteo a Trento per la liberazione degli orsi.

Fra il 1999 e il 2002 viene realizzato in provincia di Trento il Progetto Life Ursus finanziato dall’Unione Europea, con finalità di ripopolamento degli orsi bruni, all’epoca sostanzialmente estinti nell’arco alpino. Evidentemente, qualche orso nei boschi fa bene al turismo e alle casse provinciali, deve aver pensato qualcuno. Ma bastano pochi anni e ci si rende conto che la presenza dell’orso non è compatibile con un modello di turismo consumista e invasivo, nel contesto di un territorio in realtà ampiamente antropizzato.

I risultati di una pessima gestione

20 anni dopo il bilancio è tristemente fallimentare: 34 orsi “indisciplinati” scomparsi, uccisi, imprigionati, tra loro M49, M57 e l’orsa DJ3, attualmente detenuti nella struttura/prigione del Casteller, la cui gestione è – con macabra ironia – affidata all’Associazione dei Cacciatori Trentini.

M49 evade clamorosamente, viene catturato ma fugge il 27 luglio 2020, per poi venire nuovamente catturato poche settimane fa. Suoi compagni di prigionia DJ3 (figlia di Daniza, probabilmente l’orsa più tristemente nota nella mala gestione della provincia di Trento) reclusa da ben 9 anni (metà della sua vita) e M57, riuscito a trascorrere solo due anni della sua vita in libertà prima di essere imprigionato (la vita media di un orso in natura è fra i 30 e i 35 anni). È notizia di questi giorni che le condizioni psico-fisiche dei tre plantigradi sono state definite “inaccettabili” persino dagli organi di controllo istituzionali che, come da copione, propongono per voce delle associazioni veterinarie la costituzione di “comitati etici” per ripulirsi la faccia con la solita favola del “benessere animale”.

La classe politica che ha governato il Trentino ha più volte dimostrato tutti i limiti e l’ipocrisia di un’impostazione antropocentrica rispetto alla convivenza con gli altri animali. Ovviamente le cose non sono né cambiate né migliorate dall’insediamento della nuova giunta leghista.

Cosa andava fatto

I milioni di euro che per il Progetto Life Ursus la Provincia ha ricevuto dall’Europa andavano spesi molto diversamente: progetti di educazione nelle scuole, formazione mirata agli operatori turistici, sensibilizzazione e informazione a tappeto a residenti e turisti, nell’ottica di una convivenza pacifica e rispettosa. E invece? E invece questa specie è stata presa, piazzata sul territorio, tolta dal territorio, uccisa, imprigionata, mostrata, nascosta, a seconda delle esigenze del potere.

Il fatto è che gli animali selvatici hanno la pessima abitudine di comportarsi da tali. Non sono peluche, non sono gli animali depressi e tristi che vediamo negli zoo. Sono orsi che, come tutti gli individui, vogliono “solo” vivere liberi, scegliere cosa mangiare, dove andare, cosa esplorare, come giocare, oziare, odorare; e che, come chiunque altro, se si sentono infastiditi o minacciati reagiscono e si difendono. Orsi che fanno gli orsi, insomma.

Nell’operato della Giunta Fugatti in questo particolare frangente, riconosciamo con evidenza politiche repressive per questo, da sempre solidali con la lotta di chi viola i confini per riprendersi la libertà, ci schieriamo senza esitazioni dalla parte degli/le orsi ribelli.

È ora di dire basta!

Restituiamo agli orsi i boschi e le montagne in cui sono nati liberi.

Centro Sociale Bruno, Assemblea Antispecista, Fridays for Future e Coordinamento Studenti Medi hanno organizzato una manifestazione nazionale a Trento domenica 18 ottobre.

Ritrovo alle ore 11.00 alla stazione di Villazzano di Trento e corteo verso il Casteller.

La manifestazione durerà tutta la giornata; si consiglia di portarsi il pranzo al sacco, l’acqua, la mascherina, scarpe da montagna e indumenti adatti in caso di pioggia.

Pubblicato il13 ottobre 2020