Francia, tre orsi in cella in attesa di morire. ENPA si associa all’appello.

Micha, Glasha e Bony. Sono i nomi dei tre orsi che, dopo essere stati sfruttati per decenni dalla famiglia Poliakov nei circhi e nelle fiere, sono stati rinchiusi a vita in celle medievali nel dipartimento di Loir-et-Cher.

Micha è già morta tra mille sofferenze: le ferite alle zampe attaccate da vermi, i topi sulla recinzione esterna che le tenevano compagnia, griglie arrugginite e ragnatele come tende sulle pareti e pendenti dal soffitto.

Uno scenario allucinante, ma questa è la cruda realtà del mondo del circo in Francia: non appena finiscono di essere sfruttati sotto lo chapiteau, gli animali vengono scartati in attesa della morte. Eppure agli occhi delle autorità va tutto bene.

Presto il turno dei suoi compagni?

Glasha e Bony hanno gli artigli tagliati e i loro corpi sono segnati in alcuni punti, l’addestramento di orsi è tra i più violenti e lascia segni indelebili, sia fisici che psichici. Anche se alla coppia Poliakov ormai è vietato tenere spettacoli, il danno è fatto.

Glasha fa il giro della sua cella per gran parte del suo tempo, osa a malapena mettere le zampe nel recinto esterno, si accontenta, con lo sguardo spento, di girare la testa verso la luce, immerso nel suo mondo interiore per sopravvivere a tutti gli abusi subiti, Bony dondola con i movimenti stereotipati tipici degli animali in cattività.

Come cibo vengono buttati nelle celle frutti ammuffiti, crocchette, foglie, semi. Le mangiatoie di cemento costruite nell’edificio sono verdi, sul fondo un deposito verde scuro.

L’appello di AnimalsAsia Italia

Di fronte alle drammatiche immagini delle loro condizioni di detenzione, l’associazione AnimalsAsia Italia ha presentato una nuova denuncia per atti di crudeltà contro i loro torturatori e chiedendo il loro trasferimento immediato in un apposito santuario.

Dal 2004 l’associazione segue i Poliakov: nel febbraio 2018, in occasione di San Valentino, Micha era stata esposta in un ristorante, la denuncia di AnimalsAsia era stata respinta e la risposta al ricorso si è fatta attendere fino a gennaio 2019 quando è stata finalmente avviata un’indagine. Poi nessuna risposta alle richieste di notizie dalle autorità.

Possiamo e dobbiamo salvarli!

Oggi, con le immagini rese pubbliche che attestano le reali condizioni di vita di questi orsi, crediamo che sia possibile salvarli. Come possono le autorità chiudere gli occhi sulla tragedia che si sta verificando a Loir-et-Cher?

AnimalsAsia Italia ha presentato una nuova denuncia, questa volta per atti di crudeltàmaltrattamenti professionali, collocamento in un ambiente potenzialmente abusivo e funzionamento improprio di uno stabilimento che detiene animali non domestici.

Si chiede il sequestro immediato degli orsi e l’affidamento all’associazione. Il loro posto è in un apposito centro di recupero nel quale ci sono già posti che li attendono, l’associazione si prende carico di tutte le spese. Niente, assolutamente niente, giustifica lasciarli in queste condizioni.

Firma la petizione subito!

ENPA si associa e supporta questo appello e chiede a tutti i cittadini di far sentire la propria voce firmando la petizione sul sito “One Voice” qui.  (E’ possibile anche scegliere l’opzione lingua francese).

Per guardare un video degli orsi, clicca qui.

Protestare serve!

Non sottovalutiamo mai il potere delle proteste! Le petizioni e i cortei non sono inutili né sono una perdita di tempo. Abbiamo appena ottenuto un’importante vittoria nella battaglia contro la riapertura dei roccoli. E chi può dimenticare “l’orsetto triste” del Kosovo? Grazie a una mobilitazione internazionale, l’orsetto orfano (ora chiamato “Andri”) è stato trasferito nel bellissimo Bear Sanctuary di Prishtina  dove sta crescendo felice e sano (leggi qui.)

Forza, allora, aiutiamo gli orsi francesi a cominciare un nuovo capitolo della loro vita, che sia dignitoso come meritano.

Pubblicato il 15 ottobre 2019